Melanie Klein (1882-1960) è una psicoanalista di grande importanza storica. È stata una figura significativa nella storia della psicoanalisi. La sua vita è stata segnata da profondi stati depressivi e da perdite.
Nasce a Vienna nel 1882. Suo padre era un medico e fu l’ultima di quattro figli. Visse un infanzia in cui si sentiva molto trascurata dal padre. Per tutta la vita, infatti, Melania fece continui sforzi per avere l’approvazione del padre. I genitori di Melania vissero un matrimonio infelice che influì anche sui figli. Assistevano infatti alle continue critiche da parte della madre nei confronti del marito.
Melanie Klein e Anna Freud sono state le prime ad apportare teorie significative e innovative per la psicoanalisi infantile.
Lutti familiari
Dopo la morte della sorella e successivamente del fratello Melanie a 18 anni iniziò ad avere cadute depressive. Le cadute depressive e gli stati maniaco-depressivi la accompagnarono per tutta la vita. Per tutta la vita Melanie cercò di superare la serie di perdite familiare che aveva avuto. Il padre morì quando Melanie era ancora molto giovane, a 21 anni.
Vita amorosa Melanie Klein
Dopo la morte del padre, si sposò con un amico del fratello. Il matrimonio tuttavia si rivelò, come quello dei genitori, infelice e complesso. Nonostante questo, ebbero tre figli.
Durante una delle gravidanze, Melanie cadde in un profondo stato depressivo e venne ricoverata in una casa di cura. In questo istituto ebbe l’occasione di curare gli aspetti più profondi che la portavano a sperimentare le cadute depressive.
Morte del figlio
La vita di Melanie fu un’altra volta segnata da una perdine. Il figlio Hans morì a soli 27 anni. Dopo questa morte la famiglia si trasferì Budapest dove iniziò il suo percorso psicoanalitico. Entrò in contatto con Sigmund Freud. Klein iniziò ad applicare la psicoanalisi ai bambini. Il suo primo paziente fu proprio suo figlio. Le sue prime osservazioni e teorie furono rivoluzionarie. Riuscì ad osservare le fasi di angoscia, gelosia e aggressività nell’infanzia. Il gioco divenne per Melanie un importante fattore di manifestazione dell’inconscio.
Il gioco nella pratica terapeutica secondo Melanie Klein
Melanie Klein sviluppò delle attività ludiche per rilevare gli aspetti pulsionali e le forze libidiche nei bambini. Da questi indizi infatti riusciva a comprendere l’inconscio infantile.
La tecnica utilizzata analizzava la corrispondenza tra il gioco organizzato dal bambino e le sue preoccupazioni inconsce. La terapeuta riusciva a mantenere il bambino nella stanza solo instaurando un contatto inconscio in cui l’angoscia era più attiva. Questo approccio richiedeva tolleranza e l’elaborazione del transfert negativo. Questo permetteva di riuscire ad esplorare le complessità delle emozioni del bambino.
La fantasia inconscia che emergeva durante il gioco veniva interpretata dall’analista in modo attivo. Il compito dell’analista è quello di facilitare il raggiungimento graduale di una posizione depressiva in cui le pulsioni libidiche e l’amore prevalgono sulle pulsioni distruttive. Questo lo si riusciva a fare attraverso il contenimento di proiezioni di oggetti scissi, parziali o idealizzati.
Per Klein era molto importante lo spazio di gioco lontano dai genitori perché creava uno spazio sicuro e protetto per il bambino dove poter esprimersi ed esplorare se stesso.
Psicoanalisi
Inizio la sua carriera di psicoanalista a 40 anni dopo aver fatto lei stessa un’analisi personale. Le sue teorie rivoluzionali sulla comprensione dell’inconscio infantile, sfidarono le concezione freudiane della mente come struttura stabile e coerente.
Prime discrepanze tra il modello di Melanie Klein e freudiano
Un contributo molto rivoluzionario fu l’introduzione di impulsi distruttivi nelle prime fasi dello sviluppo. Per Klein le istanze dell’io e del super-io del modello strutturare emergono prima rispetto alle teorie di Freud.
Contrariamente alle teorie freudiane, la mente per Klein è un flusso dinamico di immagini, fantasie e terrore primitivo che è in costante mutamento. La psiche del bambino rimane fluida e costantemente impegnata a difendersi dalle angosce psicotiche. In particolare, dall’angoscia paranoide di annichilimento e quella depressiva di abbandono assoluto.
Oggetto parziale
Secondo sue teoria la madre è vista dal bambino come un oggetto parziale. La madre può essere o cattiva o buona non entrambe. Il bambino non riesce a vedere la madre integrata. Questa suddivisione della madre lo aiuta a fronteggiare l’angoscia paranoide.
Per fronteggiare invece gli impulsi distruttivi il bambino ricorre all’angoscia depressiva. In questo caso l’istinto di morte viene sopraffatto dall’istinto di vita.
Posizioni e stadi dello sviluppo
Secondo Klein non esistono stadi dello sviluppo ma posizioni. Le due posizioni che accompagnano l’individuo per la vita sono la posizione di angoscia e la posizione schizoparanoide.
Vengono definite posizioni in quanto lo sviluppo è concepito come uno stato di organizzazione dell’io in relazione a: gli oggetti, la natura dell’angoscia e alle difese adattive per controllarla.
- Posizione schizoparanaoide: si manifesta tra i 3 e i 4 mesi di vita. In questa fase la madre è vista come un oggetto parziale. In questa fase il bambino è dominato da due istinti: la pulsione aggressiva e distruttiva (istinto di morte) e la pulsione d’amore o libido. Istinti che vengono proiettati sulla madre a seconda che soddisfi o frustri i bisogni del bambino.
Il seno: simbolo di gratificazione e contenitore di una parte significativa dell’istinto di morte del lattante. Può essere percepito come minaccioso dando luogo ad angosce persecutorie. Questo succede perché il seno per il bambino è sì fonte di nutrimento ma se il bambino non viene nutrito può essere anche fonte di morte.
- Posizione depressiva: si manifesta tra i 3 e i 6 mesi. Il bambino percepisce la madre come oggetto totale. Questa nuova percezione porta a riconoscere gli impulsi distruttivi che il bambino ha come pericolosi per la madre. Questo può generare senso di colpa e angoscia depressiva. In parole più semplici quando il bambino è arrabbiato con la madre perché non ha soddisfatto i suoi bisogni, il bambino prova impulsi distruttivi; tuttavia, si sente in colpa per questi sentimenti perché percepisce che la madre è sia oggetto di frustrazione ma è anche oggetto di accoglienza e benessere.
Strutturazione della personalità: la capacità di fronteggiare il senso di colpa dipende dalla transizione che è avvenuta da un posizione all’altra.
Strutturazione psicotica: può insorgere se il bambino non è riuscito a mantenere dentro di sé aspetti buoni della madre e questo può impedire il passaggio alla fase successiva.
Blocco alla posizione schizoparanoide: il bambino percepisce la madre sempre come “cattiva”.
Modello di analisi
- Tutte le forme espressive del bambino sono rilevanti per l’analisi (comunicazione verbale e non verbale).
- Importanza della fantasia inconscia e considerazione delle difese adottate per affrontale le angosce inconsce.
- L’interpretazione viene effettuata in base al livello di angoscia attiva.