Terapia cognitivo comportamentale

Cos’è?

La terapia cognitivo comportamentale è un tipo di terapia che è cambiata molto nel corso della storia. Dai suoi primi pionieri comportamentisti nel 1950 che costituirono la prima, alla seconda onda dei cognitivisti fino ad arrivare alla terza onda con terapie che tutt’ora vengono utilizzate.

Comportamentisti: Prima generazione/onda

Nel 1950 iniziano e si sviluppano le terapie comportamentali, i cui pionieri principali furono Pavlov, Thorndike e Skinner con le teorie dell’apprendimento e condizionamento classico. Questi studiosi analizzavano il comportamento in quanto era l’aspetto immediatamente rilevabile dei meccanismi mentali.

Skinner: studiava comportamenti osservabili e quantificabili e il loro ruolo nell’alterazione dell’ambiente esterno. La credenza sottostante era che tutti i comportamenti, pensieri e sentimenti fossero il riflesso dei funzionamenti sottostanti.

I primi terapeuti invece ritenevano che la diagnosi dovesse essere il frutto dell’applicazione individuale dell’apprendimento di base, ovvero ognuno doveva applicare a suo modo ciò che gli era stato insegnato.

Cognitivisti: seconda generazione/onda

Tra i tanti cognitivisti,  molto famosi e importanti furono A.T. Beck e A. Ellis.

Per i cognitivisti il punto saliente sono i processi cognitivi e comportamentali non direttamente osservabili. Sostenevano che studiando il funzionamento mentale e cognitivo è possibile dedurre la causa dell’insorgenza di determinati comportamenti o di stati emotivi dolorosi.

Di questa seconda onda/generazione (corrente di cui fanno parte i cognitivisti) fanno parte anche le terapie integrate nate a fine 1980, che combinano sia le teorie cognitive che quelle comportamentali.

Secondo il modello di Beck ciò che provoca il disagio mentale sono credenze generali o schemi che riguardano il mondo, sé e il futuro. Questi schemi o credenze (es. sono stupido) danno poi origine a pensieri specifici e automatici in certe situazioni (la prof mi ha dato 5 perché sono stupido). Queste sono identificate come cognizioni disattivate.

Le strategie terapeutiche puntano a cambiare queste cognizioni disattivate, che a catena portano a cambiamenti nel disagio emotivo e dei comportamenti problematici.

Secondo il modello di Clark, gli attacchi di panico sono causati da dei pensieri catastrofici disfunzionali. Infatti chi soffre di attacchi di panico secondo questo modello interpreta le sensazioni corporee (palpitazioni e affanno) come un segno della morte imminente provocando così l’attacco di panico.

CBT (Cognitive Behavioural therapy): terza generazione/onda

Le terapie della terza generazione aiutano il cambiamento delle cognizioni e delle emozioni attraverso nuovi processi.

Il termine terza onda è stato utilizzato da Hayes (psicologo comportamentale a cui è attribuita la creazione della terapia dell’accettazione e dell’impegno) per la prima volta nel 2004. Si riferisce alle terapie il cui obbiettivo è lavorare sui processi cognitivi che rendono persistente la malattia mentale e suoi sintomi.

Le caratteristiche comuni di queste terapie sono l’utilizzo di esercizi esperienziali o attentivi, che hanno il fine di cambiare e apprendere nuove strategie funzionali e adattive. Queste terapie non hanno lo scopo di ridurre i sintomi ma quello di avere delle alternative che ti permettano di essere flessibile e di poter utilizzare queste strategie quando si verifica la malattia mentale. L’obiettivo è comprendere quei processi che mantengono costante l’emozione negativa.

Si basano sulla costruzione di alternative mentali e comportamentali, flessibili ed efficaci, invece che sull’eliminazione di problemi o sintomi.

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