Tutti noi abbiamo sentito ai telegiornali le orribili vicende di cronaca. Vorrei qui riportare l’analisi psicologica dello stupro di gruppo che spiega quali meccanismi entrano in atto in queste situazioni. C’è chi si chiede come sia possibile una così inaudita violenza. Chi si scaglia contro gli aggressori. Chi si scaglia contro la vittima giustificando così gli aggressori.
Uno stupro non può e non potrà mai essere giustificato. Il danno fatto è permanente e la vittima è costretta a sopportare questo fardello per il resto della sua vita. La psicoterapia può di certo aiutare ad elaborare l’accaduto, tuttavia non cancella ciò che è successo.
Vediamo di seguito i risultati dell’analisi psicologica dello stupro di gruppo:
Disumanizzazione dell’altro
L’aggressore vede l’altro come oggetto. Privo di una vita, privo di sentimenti, privo di madre o padre, privo di pensieri e qualsiasi altra caratteristica umana. Questo grazie ad un meccanismo di difesa arcaico: la scissione.
La scissione, si può anche intendere come separazione, ma di cosa? Del corpo della vittima dalle sue caratteristiche umane. La vittima diventa così un oggetto.
Questa visione purtroppo è promossa da una cultura che da molti anni è e continua ad essere promotrice di una visione inferiore della donna. La donna oggetto, in sottofondo, come meno capace.
In Italia, infatti la disparità di genere non è riconosciuta da molti uomini, che negano la sua esistenza o che pensano di essere femministi senza comunque accorgersi di commenti o idee patriarcali. Com’è possibile nel 2023 essere ancora a questo punto?
Ingroup e outgroup
L’aggravante nei casi di stupri di gruppo è proprio l’appartenenza ad un gruppo. Quando si entra in un gruppo lo si fa omologandosi agli altri membri. In un gruppo i membri sono simili tra loro e portano con sé dei valori e idee condivise. Chi è dentro al gruppo viene visto con maggior positività perché simile a noi, mentre chi è nell’outgroup viene visto come diverso e quindi più negativamente. Chi è diverso dal gruppo viene visto come un rivale e per questo viene ridicolizzato, disprezzato e talvolta subisce aggressioni. Questo meccanismo è alla base del razzismo, del bullismo e dei femminicidi.
Perché stanno in gruppo? Sono persone che probabilmente provano disagio da soli e proprio il gruppo gli da un senso di sicurezza e potere. Questo può spiegare perché gli aggressori si vantano dell’accaduto. Pensano di aver fatto sentire il loro potere e ne sono fieri.
Responsabilità condivisa
Perché gli aggressori fanno fatica a sentirsi responsabili di ciò che hanno fatto? Alla base c’è la responsabilità condivisa. In un reato fatto da un gruppo la responsabilità viene divisa in parti uguali nei membri del gruppo. Ciò significa che io aggressore non ho addosso il peso del 100 % della responsabilità, ma ne avrò un decimo per esempio. Capite quanto può diminuire il senso di colpa con questo meccanismo.
Ciò che sfugge però agli aggressori è che ognuno di loro al 100% della colpa e quindi ognuno di loro dovrà ricevere il 100% della condanna e non solo un 10%.
Questo meccanismo può essere anche riconosciuto nei soldati in guerra. Persone che uccido altre persone in nome della patria.
Problematiche post stupro
Vorrei spiegare in questo paragrafo le conseguenze di uno stupro:
- Disturbo da stress-post traumatico: continui flash back dell’accaduto
- Grandi difficoltà nei rapporti sessuali
- Alessitimia
- Alterazione negativa dello stile di vita per sottrarsi a stimoli che potrebbero rievocare il trauma
- Alcune per evitare il dolore usano alcool, droghe…
Questa è l’entità del dolore che si arreca ad una ragazzina, a una donna o a una bambina.
Riflessioni finali
Sicuramente vivere in un mondo in cui una vittima di stupro viene criticata per il modo in cui si era vestita è un segnale che la società non sta progredendo e che l’educazione all’empatia e alla comprensione dell’altro sta sempre di più venendo meno.
Un supporto importante andrebbe sicuramente dato alla vittima e alla sua famiglia. Tecniche di psicoterapia come l’EMDR possono aiutare per il disturbo da stress post-traumatico.
Tuttavia, per quanto molti non sono d’accordo, anche gli aggressori e le loro famiglie vanno aiutate. Vanno seguite in un programma che aiuti loro a sviluppare abilità di empatia, presa di responsabilità e molte altre.
Inoltre, la prevenzione è la miglior cura a tutti i mali. Ma non aspettare! Inizia da te! Prova a fare psicoeducazione, fai fare psicoeducazione a tuoi figlio/a o a tuo marito/moglie/fidanzato/a. Il cambiamento inizia da noi.
Bibliografia
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